THIS IS TOMORROW
di Luigi prestinenza Puglisi

1. Architettura contemporanea e avanguardia

1.1 Nuovi valori

L' architettura radicale, quella che negli anni sessanta e settanta era una pratica esoterica riservata a una elittaria minoranza di addetti ai lavori, ha sicuramente vinto la sua battaglia.  Da diversi anni le opere di Gehry, Koolhaas, Coop Himmelb(l)au, Fuksas, Hadid, Coates, Libeskind, Tschumi, Eisenman, Miralles, Ito, Stark, Nouvel, Mendini, Sottsass riscuotono, infatti, un successo di critica e di pubblico senza precedenti. Le foto del museo Guggenheim di Bilbao, per esempio, hanno fatto il giro di  tutti i giornali, anche quelli  tradizionalmente  meno attenti all'architettura. Con un effetto pubblicitario al di sopra di qualsiasi previsione: progettato per ospitare si e no cinquecentomila visitatori l'anno, il museo a dodici mesi dell'apertura (ottobre 1997) ne aveva attirati un milione e quattrocentomila. Introito: 40 miliardi di lire. E un indotto di diverse centinaia di miliardi, secondo alcuni pari allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo dell'intera Città basca. Con minor enfasi, ma con altrettanta ammirazione, si é parlato  del piano di Euralille  di Koolhaas e dell'ampliamento dell' Opera di Lione o dell' Istituto del Mondo Arabo di Parigi, ambedue di Nouvel.

Certo, sulla stampa inglese appaiono bordate contro l'ampliamento del Victoria and Albert Museum di Libeskind e una magnifica opera di Zaha Hadid quale la Cardiff Opera House può essere boicottata, sino a impedirne la costruzione. Ma Libeskind e Hadid , nello stesso periodo, hanno raccolto unanimi consensi e importanti commesse. Non ultimo dei quali il museo ebraico di Berlino di Libeskind che ha avuto ampia eco sulla stampa internazionale. Insomma: non è proprio il caso di parlare di architetti incompresi.

Sembrerebbe un controsenso: architettura radicale  ma , nello stesso tempo, di successo, tanto da diventare quasi di moda. Da qui l'imbarazzo nel continuare a usare un termine che suggerisce un'attività controcorrente, incompresa dalla mediocrità dei più , proiettata sull'onda lunga. Eppure di architettura  radicale è bene, a mio parere, continuare a parlare. Innanzitutto perché i protagonisti degli anni novanta  hanno partecipato in prima linea ai movimenti degli anni sessanta o settanta ( é il caso di Eisenman, Isozaki, Kurokava, Coop Himmelb(l)au, Hollein, Ambasz e più tardi Fuksas, Koolhaas, Tschumi, Nouvel) oppure perché ne sono stati fortemente influenzati ( Coates attraverso Tschumi, Hadid via Koolhaas ecc...). Ma soprattutto perché si sta consumando una  rottura espicita e senza precedenti  verso la tradizione disciplinare dell' architettura, anche la più recente, quella per capirci del Movimento Moderno, dell' Organicismo, dell'Espressionismo, del Post Modernism. Ad essere messi in discussione sono gli insegnamenti  sino a qualche decennio addietro considerati indubitabili. Al mito che  la forma segue la funzione o che, comunque, sia interrelata a essa ( form and function are one, diceva Wright) si sostituisce il presupposto che entrambe possano essere tra di loro indipendenti o interdipendenti secondo modalità diverse da quelle tradizionali. Al principio  che lo spazio interno debba trovare espressione all'esterno e viceversa si preferisce quello della loro possibile indifferenza  o complementarietà. Al presupposto che l'edificio sia l'espressione di una struttura di parti tra di loro interrelate, sia pure attraverso dissonanze, si contrappone l'altro, più liberatorio, secondo il quale le parti possono essere anche semplicemente accostate e giustapposte.  Al postulato che  lo scopo dell'architettura sia il raggiungimento dell'armonia e dell'equilibrio, sia pure inteso in senso dinamico, si sovrappone l'ipotesi che sia possibile realizzare anche spazi disarmonici e stridenti. All' ideale di realizzare forme con caratteristiche di permanenza e immutabilità si sostituisce il principio della volatilità dell'immagine elettronica. E, infine, il presupposto antropocentrico è posto in crisi da spazi dislocati, fluidi, fortemente instabili.

Due tesi alternative allora sono possibili. La prima , sostenuta da alcuni critici, secondo la quale l'architettura radicale, per diventare vincente, ha abbandonato molta della propria capacità di incidere per annacquarsi in un nuovo stile gestito, con le tecniche della moda, da un sofisticato star system. La seconda, che cercheremo di sostenere in queste pagine, che , con l'immissione delle idee elaborate a partire dagli anni sessanta, l'architettura stia mutando profondamente, orientandosi verso nuovi paradigmi e nuovi valori. Insomma che stia nascendo un fenomeno tanto denso e importante da poter essere paragonato a quello che quasi un secolo addietro diede vita al Movimento Moderno.

Certo, come in tutti i movimenti che si formano, non mancano deviazioni modaiole e cadute di tono. E sempre é in agguato l'abbraccio mortale di personaggi, quali Philiph Johnson, che vorrebbero trasformare le ricerche architettoniche contemporanee in semplici fatti stilistici, per esempio attraverso l'etichetta decostruttivista intesa come un nuovo gusto verso articolazioni complesse e staticamente inquietanti. Ma la ricerca contemporanea è molto più di queste cose. Cosa, cercheremo di vedere qui di seguito.

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