Ossi di seppia verniciati di verde,
blu e rosso.
E’ in libreria Marcociarloassociati. In un panorama pervaso
da monografie imbottite, involucri di immagine, scatole di immagini
dentro cui galleggiano parole e fotografie, questo libro appare
strano. Per fortuna – e non per caso – questo è
un libro di un architetto e non su un architetto, attraverso
il quale è possibile riflettere non sulle architetture,
ma, attraverso alcune architetture, si può comprendere
il taglio e la misura critica idonei ad esplorarne la carica
poetica. Il libro edito dalla Libria edizioni e’ un volume
maneggevole, ma strutturato e sintetico; attraverso l’opera
di Ciarlo, quella del passato e quella che, come auspica Giovanni
Leoni, verrà in futuro secondo scala e contesto finalmente
Internazionale, viene descritta una proposta ed una filosofia
metodologica basata sull’esperienza progettuale come sintesi
espressiva. E’ un testo che, conoscendo la vasta produzione
di Ciarloassociati, risulta chiaro essere il risultato di scelte
convinte ma dolorose: forse già l’ermetismo della
prima immmagine in copertina ne manifesta la caustica selezione.
Così si presenta l’esordio dei Ciarloassociati
sulla scena editoriale monografica: pulito, minimo e accompagnato
dalla cura scientifica di Giovanni Leoni e dal fraterno soffio
introduttivo di Brunetto De Battè. Il libro nasce come
una selezionata rassegna di progetti – e quindi ne diventa
inesorabilmente progetto - con la complicità del Curatore
il quale ne indirizza le principali strade di lettura, costruendo
un intelligente apparato critico a corredo di una raccolta di
immagini filtrate dalle lenti di Alberto Piovano.
Ciarlo è un architetto che progetta, che distingue il
suo operato dal diffuso intellettualismo di maniera di cui da
molte generazioni questa professione è afflitta; tuttavia
la sua è architettura colta, italica, eletta ma estremamente
parca di citazioni.
Ciarlo è architetto del “fare progettando”,
come dice De Battè, ma non della teorica rappresentazione
di alcune realtà. Ciò che emerge dalla rassegna
di immagini è quanto la stratificazione dell’esperienza
progettuale comporti quella matura consapevolezza del poter
fare a meno delle palificazioni teoriche, dell’effimera
esigenza di spiegare il progetto utilizzando pentagrammi alternativi
alle immagini dell’architettura.
Leoni introduce due principi fondamentali, quelli del dialogo
con la materia e del principio del montaggio, alludendo prima
al rapporto tra il progetto ed il luogo, e poi alla giustapposizione
costruttiva come espressione alta di antifiguratività
dell’architettura. Tali elementi conducono la riflessione
verso lidi lontani, verso le teorie di Noberg-Shultz (non a
caso Ciarlo si è formato in un periodo in cui la Facoltà
di Architettura di Genova rivolse forti interessi verso gli
studi dello storico norvegese) e verso una delle poche (guarda
caso) teorizzazioni di Carlo Scarpa.
Scarpa sostiene che una delle forze espressive dell’architettura
consiste nel suo essere “arte puramente astratta”,
che l’architettura non doveva cedere alla tentazione della
metafora del tema o del luogo. Che una architettura non deve
assumere la forma del contesto, bensì ne doveva assimilare
le forze espressive divenendone elemento di dialogo accomodante
o critico. Giovanni Leoni nel suo testo accosta garbatamente
il metodo di Ciarloassociati al discorso scarpiano, e la lezione
che ne scaturisce è descritta dalla scelta delle immagini
del libro; una lezione di chi crede che l’architettura
sia un saggio di realismo cronopoetico (BDB), di chi intende
che Architettura sia ciò che “funziona anche in
bianco e nero”.L’Architettura vera. Alcuni lavori
recenti di Ciarloassociati si distinguono per essere caratterizzati
da interventi policromi particolarmente evidenti; forse, colorando
le sue architetture, Ciarlo vuole sdrammatizzare le sue architetture.
Non crediamo di essere disposti a limitarci a ponderare solamente
tale riduttiva interpretazione . Ma, finchè le sue architetture
“funzioneranno” anche in bianco e nero, saremo ancora
a scrivere sulla assolutezza e perentoria serietà italica
delle sue architetture.
Come dire: scrivere una riga in una poesia di Montale con font
Mistral bold non ne cambierebbe la summa poetica.
M.C.R., Ottobre 2008 [rossi@studiorossi.org]
Marcociarloassociati
a cura di Giovanni Leoni. Libria, 2008 € 14,00
MARCOCIARLOASSOCIATI , libria Ordina
da IBS Italia
Alla scoperta della geografia emozionale
di Marco Ciarlo
Alcune note a margine della mostra
“marcociarloassociati_007REPORT”
27 aprile – 18 Maggio – Galleria “Punto Einaudi”
Brescia.
Introdurre il Lavoro di Marco Ciarlo e Associati è
come intraprendere un viaggio, un viaggio strano fatto certamente
di “cose viste” , architetture costruite ma soprattutto
un viaggio attraverso le emozioni che lo spazio costruito trasmette
al fruitore, un viaggio di cose vissute. Spesso mi capita, perché
ho la fortuna di vivere e lavorare proprio nel territorio dove
lo studio Marco Ciarlo e Associati opera principalmente
(la Liguria di ponente e parte del basso Piemonte) di intraprendere
attraverso delle escursioni un viaggio-ricognizione tra le loro
opere. Un viaggio, un racconto, un report per dirla con il nome
della mostra. Un viaggio Reale ma soprattutto un viaggio tra
le emozioni che lo spazio progettato da Marco e dai suoi associati
mi trasmette. Indagare territori inesplorati (territori progettati)
per farli diventare nostro patrimonio culturale, un paesaggio
delle emozioni. Fare un viaggio attraverso le emozioni è
qualcosa di particolare, qualcosa che ti arricchisce nel profondo.
Un viaggio fatto di richiami ad altro, al nostro vissuto, di
spezzoni di film o fotogrammi, di sensazioni, di ricordi, di
suoni e di parole; link che rimandano ad altro ed insieme costituiscono
una mappa emotiva come brillantemente viene illustrato nell’interessante
testo Atlante delle Emozioni di Giuliana Bruno
che sto leggendo in questo periodo e sfogliato con immenso piacere.
( Spesso i contributi migliori arrivano al di fuori della disciplina
specifica).
Paesaggi vibranti che ti rimangono incollati nella mente per
la spazialità ma anche perché in quei luoghi hai
vissuto, parlato con i progettisti, sentito musica, visto e
ricordato immagini, sapientemente scattate da Alberto Piovano.
Magari discusso con Marco, di particolari che ti fanno riflettere
e crescere professionalmente. Diventano una sorta di esperienza.
Presentare il lavoro di Marco Ciarlo Associati è come
trasmetterVi questa esperienza vissuta in prima persona, questa
esperienza non solo spaziale. Una cultura del “viaggio
da fermo” come è tradizione giapponese,
occhi sognanti che mi portano nelle sue architetture. Proprio
leggendo la Bruno mi è venuto in mente di iniziare un
viaggio tra alcune architetture progettate pensate e realizzate
dallo studio Ciarlo che potete vedere nella mostra qui allestita.
La Bruno, illustre accademica di Harvard (se pur italiana) parla
di e-muovere e del significato dei concetti di movimento
(“motion” ) ed emozione (“emotion”).
E-Muovere significa muoversi fuori, segnare il moto
insito nello smuovere ed esprimere l’idea di una migrazione
da un paesaggio interiore ad uno esteriore e viceversa. Le emozioni
sono appunto esperienza e ad ogni tappa del nostro viaggio tra
le architetture di Marco Ciarlo collego uno o più stati
emozionali. Si viene cosi a costruire una “mappa”
come quella citata nell’Atlante (disegnata da Madeleine
de Scudéry nel 1654 chiamata “Carte du pays de
tendre” ) cioè una Mappa dei Paesi della
Tenerezza che altro non è che un tentativo di
dare immagine ad un paesaggio interiore ad una “geografia
del cuore” come illustra la Bruno. Anche la mostra se
volete potremmo vederla come ma mappatura di sensazioni.
L’architettura di Marco Ciarlo sembra avere per dirla
con S.Holl due importanti componenti la PIETRA
e la PIUMA. La sua architettura è sempre in
bilico tra la “massa avvertita e la gravità
percepita” che condiziona la nostra percezione
dello spazio. Questa tensione tra la massa avvertita e la gravità
percepita è una delle caratteristiche fondamentali del
lavoro di Ciarlo e Associati. L’alternarsi continuo tra
massa e immaterialità tra materia costruita e immaterialità
la ritroviamo ,ad esempio, nel sempre attento e progettato rapporto
con la luce sia essa naturale che artificiale. Questa è
forse la ricetta di Marco, Giampiero e Fabrizio, che camminano
sempre su questa linea indefinibile, tra una semplicità
sconcertante (mi perdoneranno il termine) che diventa raffinata
genialità. Perché l’architettura cosi come
io la intendo è certamente caratterizzata da materia
(materiali tradizionali quali pietra ferro legno o altri) ma
è soprattutto e sempre più caratterizzata da quelli
che io chiamo MATERIALI IMMATERIALI ( in primis
la luce, ma poi anche le sensazioni, i distacchi, persino il
vuoto, la assonanze, le vibrazioni, il virtuale, le immagini,
i sentimenti ecc ecc), infatti…
l’idea di spazio emotivamente parlando è come la
musica…IMMATERIALE.
Questi concetti li ritroviamo anche “Nelle storie di architettura
attraverso i sensi” di Anna Barbara , l’architettura
è un regesto di sensazioni che coinvolge oltre la vista
anche tutti gli altri sensi.
Inizio il mio viaggio ad esempio dal Molo di Borghetto
, progetto molto pubblicato, che ha sdoganato lo studio in un
circuito di respiro internazionale e di architettura colta ed
impegnata, di qualità insomma. “Senza data di scadenza”
come direbbe Bragheri, che non sfocia mai nel modaiolo o nel
puro e autoreferenziale tecnicismo spinto. La nuova realtà
italiana, i giovani emergenti come li etichetta un Prestinenza
Pugliesi.
Architetti Italiani Emergenti raccolti, dopo le pagine dell’almanacco
di Casabella, nell’interessantissimo testo-regesto-raccolta
dell’architettura italiana curata da Mulazzani. Una generazione
che come scrisse sempre Prestinenza sul numero monografico -
MONO02 - su Parametro.it. è una Generazione Europea divisa
in due grandi schieramenti. “Da una parte coloro che scoprendo
Koolhaas, Hadid, Gehry, il decostruttivismo e, poi, l’architettura
bloboidale, il digitale ne traggono ispirazione, dall’altra,
e tra questi mi sembra giusto collocarvi Ciarlo, ritrovando
da un lato le radici dell’architettura del novecento e
dall’altro appoggiandosi a una tradizione italiana che
non è quella dei Gregotti, dei Portoghesi o degli Aldo
Rossi. Un’architettura che rimanda più all’asciutto
minimalismo di Mies o alla ricchezza del dettaglio scarpiano.”
Iniziamo quindi il nostro viaggio:
PIAZZA MARINAI DI ITALIA A BORGHETTO
Il molo dicevo di Borghetto, una grande piazza sul mare ligure,
che alterna parti coperte a parti scoperte, luce e ombra, ritmo
che scandisce i nostri passi. Sedute intervallate dalla luce.
Inizio da qui il mio viaggio, in una giornata di primavera tiepida,
anche se il sole secca la pelle. Il cielo, gli odori del mare,
la città e i rumori dell’aurelia trafficata alle
spalle e le nuvole trasportate da una brezza leggera partecipano
al mio stato emozionale. Caleidoscopici effetti di luce e ombra
in bianco e nero si mescolano con la regolare pavimentazione
e scandiscono il battito del mio pensare. Un’architettura
che sembra nascere dal KI giapponese, dallo spirito del luogo
che diventa paesaggio se pur fortemente antropizzato. Due direzioni
principali, la linea di costa e la linea ortogonale ad essa
del molo si intersecano.
I coni visivi verso l’orizzonte sono rafforzati da due
percorsi pavimentati in lastre di travertino e con un parapetto
costituito da semplici ringhiere su disegno diventano le linee
principali di fruizione del paesaggio, portandoci alla memoria
i vecchi pontili in legno e le imbarcazioni. Sedici colonne
alte 9 metri e intervallate di 5 ritmano lo spazio ospitando
esili pensiline di coperture a palpebra. Al termine del molo-piazza
due alte colonne incorniciano come in uno schermo in paesaggio
in pressa diretta, albe, tramonti, natura, azzurri del cielo,
bianco schiuma del mare, verde acqua, trasparenze e riflessi.
Il mio stato d’animo si confonde con la linea dell’orizzonte,
quest’immagine diventa un fotogramma da catturare e portare
a casa nelle grigie serate invernali. Un soffio, un respiro
di aria di mare.
CIMITERO IPOGEO DI BORGHETTO(SV)
Il viaggio continua al vicinissimo cimitero Ipogeo sempre a
Borghetto. Tagli di luce che illuminano le viscere del terreno
creano un ambiente in cui la luce naturale entra. Filtra e costruisce
disegni di luce, il cielo azzurro taglia e intarsia i luoghi
del riposo . Un grande prato verde nasconde gli spazi ipogei.
Il luogo del contatto con la natura. La particolare necessità
di nascondere l'impatto visivo del grande muro che si può
scorgere percorrendo l'autostrada verso Ventimiglia, viene mediata
con una "fascia" intermedia piantumata ad ulivi. Lettura
in chiave moderna dell’antropizzare e del segnare il territorio
scosceso di Liguria.
RECUPERO DEL CASTELLO DI MILLESIMO (SV)
RECUPERO DEL CASTELLO DI ROCCAVIGNALE (SV)
Come in una storia di altri tempi ci rechiamo in due castelli.
Roccavignale e Millesimo, due ottime fortificazioni in pietra
nelle qui viscere si aggirano percorsi calibrati, distaccati
precisi e puliti. Un luogo della lentezza di Kundeliana memoria.
In questo luogo si ripercorrono idealmente, con rimandi e citazioni
precise, le orme di Scarpa e di Albini o se vogliamo andando
avanti nel ‘900 quelle di Guido Canali. Purismo, segni
pulitissimi sembrano sospendere il tempo, raffinata eleganza
di strutture in ferro, di solai distaccati, di ammennicoli espositivi
che raccontano una loro storia. Nuovi solai e passerelle ospiteranno
ora manifestazioni e mostre su un interessante e caldissimo
tavolato in castagno. La scala, elemento verticale è
affiancata da uno spazio a tutta altezza che fa percepire l’intera
spazialità del castello e la visione di alcune capriate
illuminate dalle finestre con piattabanda arcata dell’ultimo
piano. Un poeta costruttore afferma Brunetto De Batté
descrivendo il lavoro ai castelli, Brunetto nostro amico comune,
maestro nella scuola genovese a cui sia Ciarlo che io, ma anche
tutti i suoi collaboratori trovano precisi riferimenti culturali
e confronti. Una scuola che fa rete e tesse legami oltre la
professione oltre l’accademismo.
Equilibrio garbato di ogni elemento disegnato, nel recupero
che sembra dialogare senza mai sovrastare, staccandosi, sia
fisicamente che metaforicamente dalle parti storiche consolidate
e conservate. Un museo invece per il castello di Roccavignale,
un tassello altamente suggestivo di museografia che rimanda
certamente alla leggerezza strutturali di Albini e agli allestimenti
dei vari musei civici di strada nuova a Genova. Il percorso
di accesso, che ricalca il percorso storico, ci porta ad un
incantevole ponticello in ferro e legno, studiato per superare
il vuoto lasciato dall’antico ponte levatoio.
Una ringhiera metallica leggera scandisce il cammino tra pietre
e punti luce integrati nella struttura. Questo castello come
uno scrigno conserva una leggera e sonora scala vibrante (un
capolavoro come l’esempio che cita in modo lapalissiano).
Costruita con ferro trafilato raccordato da nottoli e brugole
a testa fresata. La scala appesa con tiranti alle travi del
solaio ci permette di fruire dell’intera spazialità
della torre in cui è collocata. Battuto di cemento invade
lo spazio e diventa finitura pavimentata oltre che piana della
scala. Totem su disegno che integrano l’illuminazione
sono stati appositamente disegnati per lo spazio espositivo.
AMPLIAMENTO DEL CIMITERO di FINALBORGO (SV)
Ci spostiamo verso il calar della sera al Cimitero di Finalborgo.
Una quinta tra il vasto complesso attuale e quello nuovo. Un
blocco di cemento armato, lastre di pietra serena e una diafana
parete di vetro. Tra questi, uno spazio dominato da luce e ombra.
Il lato esterno dell'edificio è protetto da una pensilina
di acciaio e cristallo. Sul lato interno si crea un vano coperto
tra la parete di cristallo e le lastre in pietra: la quinta
traslucida protegge il visitatore dall'esterno e lo introduce
in un ambiente privato. L'intero progetto gioca il confronto
materiale-immateriale. Da una parte il monolite di cemento incastrato
nel suolo, dall'altra il vetro, un ritaglio realizzato nell'azzurro
del cielo, sospeso, leggero. Le persone sono ombre che si muovono
dietro la quinta in vetro. Un’architettura immersiva perché
i fruitori dello spazio sembrano nuotare nello spazio tra riflessi
e luci. Un luogo etereo di passaggio tra la vita e la morte.
Anche di notte questa scatola diventa un grande acquario illuminato.
Mi tornano in mente molti giochi sapienti tra materialità
e immaterialità della Sejima e del suo gruppo.
TOMBA BADANO nel CIMITERO DI SASSELLO (SV)
Ci dirigiamo verso la valle Bormida, quartier generale della
banda Ciarlo. Il luogo del silenzio e del ricordo, la tomba
stele nel cimitero di Sassello. Un semplice muro in calcestruzzo
protetto da un calibrato sbalzo, un valzer degli addii di un
padre che ha perso un figlio, una soglia al luogo dell’immortalità,
uno spazio chiuso, se pur aperto, il rito per accedere a un
“pensatoio”, un luogo intimo ma solare, protetto
e silente, un luogo soprattutto per ritrovarsi con l’anima,
dove i minimi rumori sono legati alle semplici operazioni di
tendere le mani al cero, all’acqua, alla ghiaia e sabbia…
all’aria… Qui gli scatti di Alberto Piovano sembrano
parlarci, ci esprimono attraverso il mezzo fotografico fisso
e immobile, sensazioni e emozioni. Il muro in cemento e un blocco
monolitico in acciaio sono gli elementi che caratterizzano l’intervento.
Il muro, contiene il blocco in acciaio, si piega su se stesso
da luogo ad una seduta, al luogo interno della contemplazione
e della preghiera . Il raccoglimento interno, scavato nel monolite,
è uno spazio intimo. Materiali, texture sensoriali, dalla
grana segnata, acciaio corten calcestruzzo adittivato, segni
del materiale, della luce ai quali si sovrappongono i segni
lasciati dal tempo e dal ricordo. Una scrittura continua traccia
indelebile del ricordo.
UN CENTRO SCOLASTICO - SPORTIVO ad ALTARE (SV)
Ad Altare trovo Il luogo del gioco e dell’educazione.
Un percorso, uno story bord, colorato che rallegra lo spazio
e segna le bucature di un volume grigio madreperla, dove svoltato
l’angolo troviamo due volumi grigliati immateriali che
delimitano lo spazio dei campi da gioco. Velate trasparenze
in cui come voliere vengono a muoversi e a svagarsi bimbi e
ragazzi. Un luogo ludico, un luogo dove ritrovare attraverso
l’attività fisica il tuo corpo. Tra questi volumi
virtuali un altro monolitico, grigio scuro, staziona cavalcato
da una pensilina che copre la scala di collegamento verticale.
Un silenzioso giardino minimale in qui i bambini possono girare
accompagnati da grossi funghi fuori scala, sono più alberi
che nascono da giganteschi sassi, invece che funghi del sottobosco.
L’edificio sembra nascere da giganti fili d’erba
(lamiere verdi sulle pareti perimetrali) in un gioco sapiente
di scale e rimandi alla poetica della fantasia di Munari e al
suo interessante testo sulla creatività . Di notte tutto
cambia, il uio è costellato da caleiodoscopici punti
di luce vibranti, il colore si accende. I fili d’erba
crescono perché domani quando torneranno i ragazzi saranno
più grandi.
ALLESTIMENTO MOSTRA DI VETRI A PALAZZO DUCALE di GENOVA
Mi torna in mente un piccolo e curioso allestimento di una mostra
al palazzo Ducale di Genova in cui Ciarlo con un’intuizione,
banale ma geniale allo stesso tempo, cattura il visitatore proveniente
da altre mostre, con una striscia bianca incollata al pavimento
e lo porta all’interno dello spazio espositivo come ad
indicare una direzione da seguire, quasi ad imporgli un percorso.
Incuriosire il visitatore. Come ad enfatizzare che laggiù
si espongono preziosi cristalli di Altare , tema portante della
mostra.
UFFICI MARSON A SAVONA
Scendo dalla valle al capoluogo della nostra provincia. Negli
eleganti e sobri uffici Marson scatole di vetro racchiudono
funzioni ma soprattutto attraverso la trasparenza, il movimento
dei corpi che si muovono all’interno e dei pregevoli stucchi,
ci raccontano la storia di Savona. Diaframmi trasparenti arricchiscono
la nostra percezione spaziale, dietro ai vetri ci raccontano
delle storie, sono dei fotogrammi del film che si sta girando
in quello spazio raccontandoci i luoghi del lavoro, raffinatezza,
purezza, precisione di uno studio legale. Pavimenti in ardesia
sopraelevati racchiudono il cuore tecnologico. Nove metri di
pareti affrescate che animano le scatole vetrate filtrate dalla
luce proveniente dalla finestre di questo palazzo d’epoca
nel centro storico. Un gioco osmotico di riflessi. Scale e librerie
in metallo ricordano la purezza di mies, esili pilastri formati
da piatti-accopiati sorreggono in un delicato equilibrio di
forme trasparenti serre di luce e cristallo. Oggetti di prezioso
design sono racchiusi nelle sale riunioni perfettamente isolate
acusticamente dai cristalli. Il luogo della privacy e della
legge.
SALA BINGO a LOANO (SV)
Torno verso casa, verso la riviera e accosto un edifici a L
a Loano. Sollevato dalla linea di terra perché disposto
sopra un parcheggio interrato, progettato come sala espositiva
oggi ospita un bingo. Elegante scatola metallica, rivestimento
in lamiera grecata espande in mille riflessi sia la luce accecante
del sole di giorno che la sapiente illuminazione artificiale
notturna. Struttura metallica, colonne e orizzontamenti in profilati
standard, costituiscono l’ossatura portante di questo
edificio e sorreggono una porzione di brise solei che crea un
lungo percosso su lati dell’edificio con una finestra
a nastro che avvolge tutto l’edificio ed enfatizza la
forte orizzontalità del complesso e delle interminabili
linee orizzontali del rivestimento metallico. Poetica dell’ombra
che diventa paesaggio giocando con il contesto, traguardando
edifici storici. Contesto a cui lo studio Ciarlo è sempre
molto attento. Il progetto nasce sempre dalla conoscenza profonda
del luogo dove si interviene.
LA CITTA DEI BAMBINI di NOVI LIGURE (AL)
Facciamo una tappa fuori Liguria per andare a Novi, un campo
militare diventa la “città dei bambini” Alla
sobria architettura militare ( molto connotata dal mattone faccia
a vista) si giustappone un volume dei servizi e pergolati leggeri
coperti da brise-solei che proteggono come tendere una mano,
il gioco nel verde circostante. Legno e acciaio, materiali tattili
caldo e freddo. Un giardino d’inverno all’interno
si contrappone al giardino giapponese esterno. Pareti blu per
la sala conferenze e sapienti cromatismi nell’illuminazione
artificiale.
BIBLIOTECA di LOANO (SV)
Sempre a Loano un recentissimo lavoro. Il luogo della Cultura.
Una nuova biblioteca, una grande tarsia luminosa incastonata
al piano terra del Palazzo del Kursal immerso in una foresta
di palme sulla passeggiata a mare. Luogo della lettura, aperto
sullo spazio pubblico in un delicato rapporto tra interno ed
esterno è incorniciato da una lamina in corten leggermente
staccata da terra. Durante il giorno sembra di avere gli interessanti
tavoli di lettura incastonati nel palmeto, sparsi a scacchiera
tra il verde. Una parete pulsante vetrata funziona da filtro
tra l’ambiente della lettura confinato e il paesaggio,
di notte questa tarsia esplode ed inverte i rapporti.
Uno studio anche molto attento all’oggetto contemporaneo
al design, agli interni, operando su scale differenti
Una SEDUTA
Una seduta, arredo urbano che invade il centro storico di Savona
o Loano. Mi piace dire cosi: Sedersi sul Vuoto. Una seduta come
una siluette femminile, costituita dalla cucitura attraverso
piattine di ferro di tanti “vuoti” che diventano
raffinata ombra quadrettata sul selciato. Un luogo di sosta
nella quiete del centro storico o cullati dal rumore del mare
sulla piazza-molo di Borghetto.
LAMPADA
Una lampada che si chiama ombra è quasi un paradosso,
ma la precisione di questa lama creata per Viabizzuno e per
il suo eccellente condottiero Mario Nanni, sembra arrivare dall’estremo
nord, dai ghiacci polari, per tracciare attraverso led bianchissimi
i nostri ambienti o la nostra segnaletica di sicurezza che finalmente
acquista identità e qualità estetica.
INTERNI
Tanti altri interni raffinati, ricchi di design griffato ma
anche di pezzi su disegno finemente cesellati, che sarebbe troppo
lungo descrivere ma che a mio avviso caratterizzano il lavoro
di uno studio che tiene perfettamente le redini dello spazio,
lo governa ad ogni scala, ma soprattutto lo scava da dentro,
grandi allestitori e maestri di interni.
Tante realizzazione di qualità, forse un precoce abbandono
vista la giovane età del gruppo, di sperimentazioni spaziali,
ma di certo realizzazioni pregne di molti significati. Magiche
direi. Cosi Scrive Peter Zumthor:”La magia del
reale è per me quell’alchimia che trasforma le
sostanze materiali in sensazioni umane, quel momento particolare
di appropriazione emotiva o di trasformazione di materia e forma
nello spazio architettonico ”.
Concluderò citando P.Vallery che diceva che “il
piacere sta nel fare e non nel subire” ritengo che questa
citazione possa essere calzante per le architetture di Marco
Ciarlo Associati . Li conosco ormai da parecchio tempo li tengo
sottocchio e mi incuriosire la loro passione intellettuale per
lo spazio. Spesso mi capita di vedere e conoscere molti architetti
ma fino ad ora nessuna altra persona mi ha mai trasmesso tanto
piacere e gioia nell’affrontare il progetto, nel parlare
del progetto, nel raccontare il loro viaggio, nel farci partecipare
alle loro emozioni. Perché a mio avviso progettare significa
principalmente EMOZIONARE e Marco Ciarlo e Associati in questo
sono eccellenti maestri. Certosini conoscitori.
Progettare il Contemporaneo, coniugazione attuale del
verbo EMOZIONARE.
Questa che vedete è Architettura, non un semplice Prodotto.
Brescia 27 Aprile 2007 ore 18.30
Giacomo Airaldi – [airaldi@archandweb.com]
Marcociarloassociati
a cura di Giovanni Leoni. Libria, 2008 € 14,00
MARCOCIARLOASSOCIATI , libria Ordina
da IBS Italia
1) Giuliana Bruno, Atlante delle Emozioni – Un viaggio
tra arte, architettura e cinema, Bruno Mondatori, Milano 2006
2) Steven Holl, Parallax – Architettura e Percezione,
PostmediaBook, Milano 2004. A tale proposito si veda il capitolo
“la Pietra e la Piuma (il paesaggio dentro l’architettura”
3)Anna Barbara, Storie di Architettura attraverso i sensi, Bruno
mondatori, Milano 2000
4) Marco Mulazzani (a cura di), Architetti Italiani Le nuove
Generazioni, Electa, Milano 2006
5) Bruno Munari, Fantasia, …
6) Tratto dalla lectio Doctoralis tenuta da Peter Zumthor il
10 dicembre 2003 in occasione del conferimento della Laura Honoris
Causa presso l’Università di Ferrara e successivamente
pubblicato si CASABELLA n° 747 Ottobre 2006
Marcociarloassociati
a cura di Giovanni Leoni. Libria, 2008 € 14,00
MARCOCIARLOASSOCIATI , libria Ordina
da IBS Italia
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