2003.
Centro antico di Savona.
A 9 metri volte e pareti affrescate. Luce da grandi
finestre. Colori del 1500.
Un
salone principale, tre di dimensioni più ridotte
e due locali di servizio; lo spazio.
Pavimentazione sopraelevata in ardesia. Due scatole
preziose in struttura metallica, opaca, chiudono nel
cristallo il silenzio di ogni parola. Impermeabili al
suono, respirano luce e colore.
Su rumore d’ardesia per scale di ferro salgono
scarpe eleganti.
Città di vetro, voce della luce che risveglia
un segreto di preesistenza.
Vedere attraverso lo spessore del cristallo colori e
forme. Dove il gioco del reticolo dei riflessi visita
superfici, riverbera il movimento.
Equilibrio miesiano, idea trasparente di confine tra
pubblico e privato.
Costruzione in metallo e cristallo, linea che rende
visibile¹, che forma una storia in relazione all’entità
della materia, alla rapidità, alla sottigliezza
della sua declinazione².
1200 mc per il taglio dolce della luce³.
sm
¹ P.Klee, cfr.il suo Journal ,
trad. Fr. Di P. Klossowski, Paris 1959 [ ed.it. Diari
1898-1918, trad.di A.Foelkel,
prefazione di G.C. Argan, Il Saggiatore, Milano 1960].
² Maurice Merleau Ponty, L’occhio e lo spirito,
trad.di A.Sordini, postfazione di C. Lefort, SE, Milano
1989.
³ Maurice Merleau Ponty, id., pp.32-37.
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