La nascita del progetto
Il progetto nasce come proposta di sviluppo di un’area
del fronte portuale di Livorno e mira alla costituzione di
un nuovo “quartiere funzionale” che si rapporti
con il centro storico originario cercando di mutuarne i caratteri
di quartiere sull’acqua e con il fronte portuale, che
presenta fenomeni di disgregazione e dismissione.
Il nuovo “organismo urbanistico” vuole riconoscere
con le sue funzioni e attrattive la posizione baricentrica
dell’area portuale, rispettando nello stesso tempo l’identità
storica di Livorno, che nasce proprio come città per
il porto.
Nella struttura urbana di progetto sono così previste,
stando anche alle indicazioni del Piano generale, le funzioni
di stazione marittima, attività di servizio e commerciali,
attività terziarie e ricettive, parcheggi pubblici
e di servizio per il personale ed i viaggiatori. Il progetto
si inserisce nelle previsioni di un nuovo sistema di accessibilità
al porto, in diretta connessione con la strada di grande comunicazione
Firenze-Livorno, prevedendo una nuova disposizione della strada
urbana che costeggia la Cinta Daziaria, più discosta
dalle mura stesse.
Si è resa necessaria la progettazione di una nuova
stazione integrata, ferroviaria e marittima, ipotesi non contemplata
dagli strumenti urbanistici e che potrà a sua volta
funzionare da ponte alla vecchia stazione marittima sul Bacino
Cappellini, da recuperare in quanto attualmente in disuso.
La logica che guida questo tipo di intervento si pone in termini
di durevolezza, ma anche flessibilità nel tempo e praticità
di gestione.
La nuova stazione, inserita alla testa di una sequenza di
episodi architettonici e spazi pubblici, deve dar luogo ad
una serie di effetti indotti, di carattere funzionale e di
valore morfologico per l’intera città e per il
fronte portuale, definendo nuove vie di accesso alle banchine
per il traffico traghettistico e crocieristico, percorsi pedonali
e spazi ricreativi, restituendo la viabilità strettamente
urbana e concorrendo a risolvere la questione dell’intermodalità.
Il progetto della stazione costituisce un tassello nella previsione
di nuove attrezzature e la proposta nel suo insieme si pone
dunque alla scala del town-design nell’individuazione
di tre direttrici di intervento:
- l’ipotesi di sviluppo di un sistema di traffico intermodale
gomma-ferro-acqua
- la collocazione di servizi e funzioni a scala plurima di
carattere terziario, culturale, ricettivo e commerciale
- la costituzione di un Parco urbano, collegato ad una fascia
verde di rispetto tra la strada urbana e la Cinta ottocentesca
del Dazio
- la dotazione di parcheggi, pubblici a verde e di servizio
al complesso, parcheggi di sosta presso le banchine di imbarco
Sul Bacino Firenze ci troviamo a nord-ovest del quartiere
storico della Venezia Nuova, proprio dove la città
originaria si affacciava sul mare.
Il porto è rimasto per tanto tempo precluso alla fruibilità
cittadina e l’accessibilità fisica e visuale
del quartiere di waterfront costituisce il presupposto per
trasferire i valori di un chiaro senso del luogo e della sua
identità in una struttura urbana con collegamenti pedonali
e spazi ricreativi che crei una diversità di episodi
architettonici non disgregati, ma riuniti in un disegno unitario
e riconoscibile.
Questi principi progettuali sono stati portati avanti sempre
nel confronto con i caratteri della città storica,
con la sua morfologia, la sua complessità e promiscuità
di funzioni, la compattezza che le conferisce quella particolare
vivibilità, ma sempre con l’occhio alla scala
particolare di questo luogo e quindi alla presenza dell’acqua
ed alle funzioni connesse alla specifica vocazione portuale.
Il complesso progettato si apre alla circostante realtà
urbana con assi generatori che derivano longitudinalmente
dalla geometria delle banchine sul Bacino Firenze e il limitrofo
Bacino Cappellini (dove si trova la stazione marittima attualmente
in disuso e da ricuperare) dalla spezzata della Cinta Daziale
e dall’asse del pentagono del centro storico che corre
in direzione nord-est e sud-ovest , immettendosi sulla piazza
sopraelevata.
Il quartiere nasce su una sostruzione, bagnata da canali artificiali
navigabili con barche di piccola stazza, soluzione che nasce
anche dall’esigenza funzionale di ricavare spazi e parcheggi
di servizio non invasivi e per creare dei percorsi pedonali
che colleghino gli edifici in una struttura continua. Lo zoccolo
dei muraglioni, nei quali sono ricavati i portici, le banchine,
come accadeva per i magazzini del quartiere storico della
Venezia Nuova, allude alla presenza delle vicine fortificazioni
e alle dighe foranee dei porti, al “camminamento di
ronda” del vicino Porto Mediceo. Facendo passeggiare
i visitatori ad una quota di 4 metri si cerca di mediare la
scala tra l’uomo e le navi che trafficano nel bacino.
Il complesso edificio che ospita in sequenza la stazione ferroviaria
e marittima, con gli uffici e i diversi servizi, il centro
commerciale e gli spazi per mostre, possiede dal lato del
bacino un’altra grande piazza a quota 4 m sopra il parcheggio
e che funziona anche da piattaforma di imbarco.
Il nuovo quartiere sul Bacino Firenze è allineato longitudinalmente
con il bacino stesso e corre ortogonalmente all’asse
del “pentagono cinquecentesco”del centro storico
sul quale si allinea la piazza e a cui si attesta a sua volta
la simbolica porta, ruotata secondo la direzione della Cinta
Daziaria. Sulle due direttrici sono disposti i fronti dell’edificio
a nord, con la piazza detta “Piazza delle Lanterne”
ed il parcheggio a verde rispettivamente. Si enfatizza il
carattere pubblico degli spazi, con un grande atrio aperto
verso le lanterne, sulla diramazione del canale che si immette
nella piscina. Verso la città si trova il braccio che
ospita il Museo dei Modelli Navali.
L’altro edificio che chiude la piazza ha funzione espositiva
e ospita il teatro; si trova all’incontro tra l’asse
che taglia la Venezia e la linea di costa, costeggiato da
una strada a traffico limitato. Dirimpetto al porticato e
camminamento in quota che chiude l’isolato si trovano
i Magazzini sul Canale, ricavati nello zoccolo dell’edificio
vicino e a cui si attesta il “Bullone di Pietra”.
Il blocco a corte interna ospita uffici pubblici, privati
e dell’Autorità Portuale, la Galleria del Binocolo
con gli spazi commerciali, i Magazzini sul Canale. Dal lato
opposto del fosso, ortogonale al bacino, il blocco con l’auditorio
e l’albergo. Alla testa del complesso ricettivo, in
condizione di usufruire del servizio acqua-taxi, si trova
il faro che, opposto al Mastio della Fortezza Vecchia, segna
un'estremità del fosso che si immette nel quartiere.
Il complesso si presenta come una struttura compatta, seppur
differenziata nei suoi elementi; una scelta di questo tipo
ha permesso di privilegiare proprio i collegamenti pedonali
che, cingono gli edifici e inducono a visitare gli spazi e
a “catturare” visuali del porto e delle sue emergenze.
Le diverse attività creano una situazione urbana vibrante,
mescolando ospiti degli alberghi, turisti in crociera, clienti
dei negozi, visitatori del centro convegni, commercianti,
impiegati, cittadini, perdigiorno.
Tra la Fortezza e il quartiere, la penisola verde del parco
, come accade per la fascia verde lungo le mura del Dazio,
fa da cuscinetto tra vecchio e nuovo, con spazi di rispetto
per le vicine preesistenze storiche, mediando il rapporto
tra il fronte d’acqua e il cuore del quartiere storico
e dell'intera città.
Il nostro compito, oggi, è forse quello di reinterpretare
la complessità delle città moderne con i loro
specifici aspetti funzionali, senza perdere i principi ed
i caratteri degli insediamenti storici. La città moderna
non può vivere senza le reti che la nutrono e al tempo
stesso a volte la soffocano e nel caso specifico delle città
portuali si tratta anche di sfruttare quegli aspetti funzionali,
legati alla mobilità, all’insegna di un nuovo
modo di sdrammatizzare il dinamismo moderno e l’evoluzione,
integrandoli con l’aspetto ludico, ricreativo.