1995 |
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"Centro interculturale" a Genova | ||
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Staff |
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Giacomo AIRALDI, Laura DOLLA, Arianna FIORA assisted by: Alfonso FEMIA | ||
progetto per il corso di PROGETTAZIONE II - Prof. Enrico Davide BONA | ||
progetto partecipante a concorso internazionale | ||
"7th STUDENT COMPETITION" - ACCOMMOTATING DIFFERENCES IN A PLURALISTIC SOCIETY | ||
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dalla relazione di progetto: |
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Città portuale, città di
scambi, città di viaggiatori e di popoli diversi, città fatta di
sovrapposizioni di volumi edificati e di grovigli di strade, città
ricca di contraddizioni; questa è GENOVA.
Gli aggettivi per descrivere questa città potrebbero essere
innumerevoli, ma non sarebbero mai abbastanza per cogliere il vero
essere della città e della sua gente. Il luogo del progetto è un luogo
strategico, in quanto risulta disegnato dall’incrocio e dalla
sovrapposizione di strade che collegano varie quote e due parti
fondamentali della città: il centro storico e l’agglomerato urbano di
Sampierdarena a ponente. Questa suddivisione risulta ancora più netta
dalla presenza dell’edificio progettato dall’architetto Morozzo
Della Rocca che ha una duplice funzione, di diga e di porta per il
centro storico . Il lotto è stato scelto anche per il fatto che risulta
essere baricentrico rispetto alle principali vie di comunicazioni
(porto, stazione ferroviaria, metropolitana, assi principali di
scorrimento veloce). L’idea portante dell’ipotesi progettuale è la contrapposizione di due volumi tra i quali si genera uno spazio fortemente progettato e di forte valenza architettonica. Questo spazio è il "piede" dell’edificio (una grande hall) la cui copertura è nello stesso tempo percorso che prosegue l’asse immaginario di collegamento tra il ponente( Sampierdarena) e il levante della città ( centro storico ) , luogo di sosta da cui è possibile vedere immagini, informazioni, spettacoli proiettati su un grande schermo posizionato sulla piazza pubblica antistante l’edificio del Morozzo e rapportato con esso secondo un gioco di sovrapposizioni di piani verticali. Al "piede" dell’edificio si agganciano due volumi pluripiano che ospitano uno delle funzioni pubbliche e l’altro funzioni residenziali. Il fronte principale dell’edificio pubblico segue l’andamento della via che circonda,viaAdua, pur mantenendone un distacco attraverso una fessura e si proietta verso il porto attraverso l’aggetto di alcuni piani vetrati, che di giorno sono puramente panoramici, mentre di notte fungono da richiamo per i passanti rilevando le viscere interne dell’edificio, in quanto sono fortemente illuminati. La linea del fronte principale diventa ai vari piani una generatrice di spazi sempre diversi, sia planimetricamente che in alzato che, alcune volte, diventano spazi altamente virtuali come nel caso della sala espositiva e della palestra. La sala espositiva è un grosso spazio a doppia altezza nel quale vengono predisposti dei tiranti verticali metallici ai quali si possono agganciare e allestire le opere d’arte e altri oggetti; per la visita alla sala si effettua attraverso un percorso appeso che sale, ruota, scende attraverso i tiranti metallici; lo spettatore è quindi immerso in modo virtuale all’interno dell’opera d’arte. La palestra e invece un’insieme di piattaforme mobili, fluttuanti nello spazio sulle quali si svolgono vari tipi di attività fisiche, anche svolgendo attività diverse ogni individuo partecipa visivamente ed emotivamente alla attività degli altri : lo spazio architettonico diventa spazio di incontro e di scambio. Inoltre nell’edificio pubblico troviamo: una mediateca con archivio di cd-room i cui contenuti possono essere visualizzati a schermo in una sala computer , la biblioteca, un luogo per il ballo e per spettacoli di intrattenimento musicale, un grosso spazio destinato a mensa e a cucine comuni, il tutto sormontato da una grossa terrazza coperta. All ’edificio prettamente residenziale si accede sia dalla hall che dall’esterno, mentre alle singole cellule abitative attraverso una scala metallica sospesa nel vuoto ed agganciata alla struttura portante che sale metaforicamente fino al cielo. La cellula abitativa è caratterizzata da un nucleo cubico centrale di servizi, generatore dello spazio interno; il nucleo, essendo cieco nella parte bassa e di vetro opaca colorato nella parte alta, durante le ore notturne con la luce artificiale all’interno del volume cubico crea una colorazione particolare nella stanza e di conseguentemente un leitmotiv del prospetto esterno che risulta essere scintillante di colore e diverso ad ogni ora della notte. Una facciata tridimensionale caleidoscopica. Entrambi gli edifici sono racchiusi da un " frame" che nel volume che ospita funzioni pubbliche ha una funzione tecnologica in quanto contiene le canalizzazioni tecniche degli impianti, mentre nel volume residenziali ha funzione di schermo traforato da piccole e grandi bucature che di giorno creano effetti di luce ed ombra verso l’interno del prospetto tridimensionale( scale, ballatoi di servizio, frame), mentre di notte gli effetti luminosi si percepiscono dall’esterno, dalla città. Riteniamo che la scelta della residenza con l’aggiunta di funzioni pubbliche possa mediare le differenze etniche, culturali, religiose, economiche degli individui presenti in una realtà urbana e che in particolare modo l’annettere a tali funzioni spazi completamente liberi, senza specifiche funzioni( la funzione cambia a seconda delle esigenze del gruppo)possa aiutare a valorizzare le risorse di ciascun individuo e possa fare in modo che avvengano scambi culturali di ogni genere. Oggi, come mai prima d’ora, il problema della pluralità razziali è una componente ineliminabile della realtà urbana di ciascuna città, quindi è compito delle nuove generazioni promuovere l’integrazione dei vari popoli attraverso tutti i campi culturali e forse in primo luogo nell’architettura.
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" ACCOMMOTATING DIFFERENCES IN A PLURALISTIC SOCIETY" |
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