Tecniche d'avanguardia nella progettazione contemporanea.

Nuovi strumenti o nuovi linguaggi?

di Marco Nardini scrivi all'autore
 

 

Questo testo è una sintesi dal paper che presenterò al Convegno internazionale “eCAADe 2003”, che si svolgerà a Graz, in Austria, a settembre.

In alto: OCEAN, Synthetic Landscape Pavilion, research project, (Oslo, 1998)

 

 

 

Le tecniche digitali riguardano diversi campi del progetto: CAD (Computer Aided Design), CAE (Computer Aided Engineering), e CAM (Computer Aided Manufacturing). Quest’assemblaggio di metodi comporta un cambiamento nella successione attraverso cui si perviene al risultato progettuale. L'idea emerge come risultato di un’interconnessione tra strumenti hardware e software. Rispetto a tale analisi l'implementazione di gradienti (come, ad esempio, il movimento, il tempo, i flussi energetici) ha un ruolo rilevante nella costruzione di un approccio multi-disciplinare al progetto; sostenuto dalla simulazione come strumento di verifica e controllo delle soluzioni adottate. Tali innovazioni possono determinare anche un nuovo vocabolario, una nuova grammatica e una nuova sintassi del progettare? Quali strumenti possono essere idonei ad esprimere il “nuovo visibile” delle tecniche d'avanguardia? 

1. Tecniche d'avanguardia

La tecnologia ha sempre avuto un ruolo importante nella trasformazione dei metodi attraverso cui progettiamo e, per estensione, nei significati attribuiti all'atto di progettare. Anche se i progressi tecnici sono stati spesso in contraddizione con l'idea emergente d'architettura, negli ultimi 40 anni la progressiva diffusione di strumenti digitali ha posto nuove sfide ai progettisti. Inoltre la rivoluzione concettuale del senso e del metodo del progetto si muove di pari passo con la possibilità di modellare superfici free-form. Entrambi queste evoluzioni convergono nel definire un vocabolario del "nuovo visibile". Alcuni elementi di questo vocabolario richiedono una definizione in forma più analitica.

Il primo elemento riguarda la propagazione della conoscenza scientifica. Luigi Moretti, ha affermato "...possiamo concepire le discipline del progetto non come influenzate da un’arbitraria ed empirica accademia, ma da appropriati strumenti di previsione, in grado di formulare catene logiche adatte ad individuare forme architettoniche e connessioni unitarie; in base ad un complesso di varie funzioni cui devono dar soluzione...". (Luigi Moretti, 1972). Traendo ispirazione da questo concetto si può parlare di una nuova metodologia del progetto, basata sul bricolage (come afferma Giuseppe O. Longo), dove “...il progetto è locale, contingente, in grado di ri-adattarsi a nuove circostanze, grazie all'uso di metodi e strumenti impropri...” (Giuseppe O. Longo, 2001). Un uso creativo e particolare delle tecniche d'avanguardia.

Il secondo elemento coinvolge la percezione del nuovo visibile: il concetto di spazio permeabile. Permeabile non è solo riferito ad una qualità fisica; con questo termine s'intende complesso, indeterminato, efficiente nell'uso delle risorse. Una serie di qualità immateriali che si riferiscono, però, alla sfera del sensibile. L'ambiente perde la sua rigidità e si trasforma incessantemente. Le sollecitazioni sono moltiplicate e i confini diventano incerti e sfocati. In questo modo il carattere dello spazio è affidato sopratutto alle sue qualità percettive. Inoltre lo spazio permeabile unisce elementi di movimento, densità e modificabilità. Permeabile diventa un dato estetico più che uno stato della materia. Infine il terzo termine, il linguaggio animato. Il significato di linguaggio animato, in quest’analisi, deve essere riferito al cuore della "giungla digitale". Tutti i linguaggi espressivi, e tra questi anche il progetto, sono fortemente influenzati dalle tecnologie digitali. Il linguaggio animato si basa su un'espansione concettuale della disciplina progettuale, in senso evolutivo. Gli strumenti, integrati in una visione dinamica della relazione tra metodo e progettista, oltrepassano i tradizionali dispositivi ordinatori e il "neutrale" spazio cartesiano, per produrre un sistema più avanzato di relazioni. In che modo tali concetti (piuttosto teorici) sostengano una risposta tecnica, lo potremo vedere in un’applicazione pratica: il CAD associativo. 

2. Il CAD parametrico-associativo 

Il CAD parametrico permette al designer d'incorporare, nel progetto, un’ampia tipologia d'informazioni, durante il processo d’elaborazione. In effetti, l'azione progettuale diviene simile alla costruzione di un database di "azioni". Queste, conservate nello “storico” del progetto, possono essere rimaneggiate e modificate facilmente. Le modalità di connessione tra le diverse informazioni consentono, infatti, la rielaborazione e la revisione continua del processo progettuale, facendo del CAD parametrico uno strumento più duttile rispetto a quello tradizionale.

L'ambito in cui, originariamente, fu introdotto questo tipo di CAD, è quello del disegno industriale (la progettazione meccanica) ed è inutile sottolineare come la trasposizione di tecniche da una disciplina all'altra (per esempio dal disegno industriale all'architettura), richieda un certo tempo e notevoli sforzi. Anche perché ogni tecnica ha bisogno, per essere applicata, di un appropriato sistema di riferimento.

Nel complesso la principale conseguenza delle evoluzioni tecniche sembra riguardare un approccio nuovo alla progettazione; che prediliga la simulazione come struttura concettuale, invece di una definizione dello spazio tutta interna all geometria. In estrema sintesi possiamo indicare tre punti specifici:

-la modificazione della forma dello spazio attraverso principi topologici; incorporati nella strategia di progetto;

-l'inclusione, nel progetto, di un livello di controllo sempre più scientifico;

-la descrizione prevalente della parte immateriale degli artefatti, in rapporto alla loro parte materiale.

In pratica quest’evoluzioni dei software permettono di progettare con l’ausilio di set di simulazione. In questo modo la simulazione diviene uno dei più potenti strumenti del progetto. 

3. La simulazione

Può essere utile ricordare che la simulazione emerge da un nuovo approccio scientifico verso la realtà, quello della scienza della complessità. In quest’approccio lo strumento conoscitivo primario è proprio la simulazione. La crescente percezione delle caratteristiche multiple della realtà in cui viviamo richiede un cambiamento nel modo di porsi rispetto ai fenomeni; una nuova prospettiva. Se un tempo erano necessarie semplificazione e riduzione, il trend conoscitivo attuale è opposto.

L'approccio riduzionista avveniva con un processo che andava dal particolare al generale. Tuttavia quando in un sistema prevalgono le caratteristiche "organizzative" (l'auto-organizzazione, il critical self-organise state), invece di una supremazia delle singole caratteristiche d’ogni componente, siamo in presenza di un fenomeno complesso. La scienza della complessità utilizza processi di comprensione che possiamo definire “top-down”, dal generale al particolare. Se le strutture complesse superano dei livelli, detti “soglie”, il loro comportamento subisce delle forti interferenze nell'equilibrio. In effetti, il mondo del complesso si organizza in un modo diverso rispetto ai tanti mondi del semplice. In tale condizione la stabilità non è il risultato di due forze uguali e contrarie. In un sistema complesso l'equilibrio può essere uno stato dinamico, anche "critico", e tuttavia costante.

L'esperienza della complessità implica, rispetto alle qualità cognitive e formali del progetto, una ri-definizione dell'ambiente, attraverso gli strumenti tecnologici, che noi abbiamo chiamato nuovo visibile. Il nuovo visibile è un concetto che riguarda il modo attraverso il quale noi concepiamo il nostro habitat. Emerge da vecchie convenzioni e coabita con esse, combinando informazioni, spazi e comportamenti. E' un frammento della realtà parziale e non organizzato; però oggi è fondamentale per riuscire a comprendere il nostro ambiente. Con uno sguardo più attento si può notare come il nuovo visibile richieda anche una riorganizzazione delle attività progettuali e, più in generale, una diversa percezione del lavoro intellettuale, più implicato nelle sfaccettature comunicative e sociali dell'esistenza.

Ci sono molti ostacoli a trasformare questi concetti in strategie progettuali e a decodificare nozioni teoriche in fattori operazionali. Tuttavia le possibilità offerte dalla simulazione, insieme alle scienze informatiche, promettono un'estensione delle potenzialità creative del progetto. Con un notevole miglioramento della qualità ed una sempre maggiore espansione verso la “creatività digitale”; diversa dalle altre forme creative perché permette un maggiore equilibrio tra intuizione e validazione.

Abbiamo descritto un nuovo territorio d'investigazione e dei nuovi strumenti; tuttavia quest’unione di materiale e immateriale configura, effettivamente, un nuovo linguaggio? 

4. Tra tecnologie materiali e immateriali

Sembrerebbe di si: sia nella formazione di questo linguaggio (la creatività digitale) sia nei suoi esiti. Dando uno sguardo a progetti d'architettura, di visual o industrial design, ma anche più in generale osservando il settore della comunicazione visiva, notiamo che software e hardware rappresentano, ormai, una piattaforma integrata da cui possono essere sviluppati diversi prodotti. Come nel nastro di Moebius, dove interno ed esterno non sono separati, i sistemi digitali incorporano un’intima inter-compatibilità che li rende un “dispositivo totale”, e che può essere pensato tanto come materiale, quanto come immateriale. In questa condizione la gestione dell'inter-compatibilità ha, come principale scopo del progetto, l'innovazione.

Le tecnologie digitali non debbono essere una grammatica pre-formata o uno strumento unico, per il progettista. Queste nuove tecniche potranno dare molti suggerimenti a livello di sistema interattivo del progetto se riusciranno a rispondere ad aspetti cruciali come:

-il metodo basato sulla simulazione

-lo sviluppo d’ogni fase progettuale in modo che interagisca simbioticamente con le altre

-le modalità attraverso cui le funzioni sono collegate alle forme

-la fase d'ingegnerizzazione come parte integrante del progetto.

Non si può sottovalutare che le tecniche d'avanguardia non siano del tutto materializzate, nel campo della progettazione. Tuttavia il loro ruolo nel costruire un approccio multi-disciplinare comincia a formare una modalità conoscitiva diversa, che riguarda ambiti abitualmente separati; come visual ed industrial design, architettura, ingegneria, arti visive. Tali settori sono uniti nell'adozione di procedure innovative che, ormai possiamo dirlo, stanno costruendo un nuovo linguaggio progettuale, legato forse anche ad una visione diversa del lavoro intellettuale (ma questo è un altro argomento di riflessione).         

 

 

Riferimenti

Lynn, G. (ed.): 1998, Animate Form, Princeton Architectural Press, New York

Longo, G.O. (ed.): 2001, Homo technologicus, Meltemi, Roma

Moretti, L.: 1971, Ricerca matematica in architettura e urbanistica, Moebius, 1,  pp. 30–48.

Nardini, M. et al.(ed.): 2002, Behind the scenes. Avant-garde techniques in cotemporary design, Birkhauser, Basel

Parisi, D. (ed.): 2001, Simulazioni. La realtà rifatta nel computer, Il Mulino, Bologna

Rahim, A. (ed.): 2000, Contemporary processes in architecture, John Wiley & Sons, New York

Rahim, A. (ed.): 2001, Contemporary techniques in architecture, John Wiley & Sons, New York

     

 

 

Marco Nardini (1961) insegna Modellazione presso il Corso di Laurea in
Disegno Industriale (Facoltà di Architettura "L. Quaroni", Roma "La
Sapienza"). Autore di studi e ricerche sull'applicazione delle tecnologie
informatiche e telematiche all'architettura. Ha ottenuto diversi premi in
concorsi d'architettura, design e progettazione del paesaggio. Ha
realizzato siti web, CD Rom e sistemi informativi per didattica e ricerca.

 
     

 

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