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CAP MARTIN, 27 AGOSTO 1965


di Mario C. Rossi
Le Corbusier 1965 - 2005 a 40 anni dalla morte del grande maestro

 

Forse era pesante il tonno in quella Niçoise della sera prima, forse doveva recuperare qualche ora di sonno persa sul cielo di Oriente per colpa del suono assordante dei rotori, ma quella mattina la luce d’ambra dell’alba che copriva la vecchia Monaco non era smagliante.
Si, perché dalla piccola finestra esposta a ponente della dinette del Cabanon, a fine maggio si poteva godere della meravigliosa vista della danza della luce sul paesaggio della Costa Azzurra, prima ancora di venirne accarezzati; da quella settimana trascorsa al Cabanon alla fine di maggio tante cose sono accadute, tante cose sono state costruite: ad agosto quasi terminato il Palazzo dell’Assemblea era stato ultimato.
Osservando l’antica Mesopotamia dal finestrino dell’aeroplano mise a punto alcuni dettagli della ringhiera del Carpenter di Boston con qualche segno sul carnet, nonostante il rumore e la stanchezza non gli consentissero di andare oltre.
La luce quella mattina non era smagliante, forse anche perché non era soddisfacente per lui essersi svegliato tardi, solo alle cinque e mezza. Così almeno segnava l’orologio svizzero dondolante dal guanciale del lit de bois.
Ma quella mattina c’era proprio qualcosa che non andava.
Si alzò.
Il carrubo lo salutò con il consueto inchino delle sue fronde, ed egli accarezzò il ramo più basso senza neppure guardarlo, la vista andava oltre l’orizzonte, a guardare forse la Corsica o forse la costa di Algeri, o forse il petit bateau che usciva a cercare il pesce da cucinare all’Etoile de Mer.
Quel dettaglio del Carpenter era uno dei tanti pensieri, forse quello più importante nonostante la consegna di Venezia incombesse, ma quel dettaglio fu quello che occupò quel momento di passaggio tra la coscienza ed il lavoro inerziale del cervello prima del sonno profondo.
Già, l’architettura.
L’architettura, quella cosa che forse non esiste o forse è talmente tutto.
Quell’architettura che in questo luogo, che oggi sarebbe definito di abuso edilizio, è stata arte, loisir, pittura, naturismo, buona cucina, nuoto, scrittura, pesca, disegno.
Disegno.
Qui è stata progettata l’idea di Chandigarh.
Questo luogo è stato anche Città.
Ormai era già tardi, la giornata incombeva, Rebutato propose per quel giorno una breve escursione sulla collina di Roquebrune. Da là avrebbe potuto vedersi la Corsica.
Quel giorno la luce non l’avrebbe consentito, ma egli fu comunque attratto dall’idea di osservare l’orizzonte alto, dall’alto.
L’ordine, lo sport, la forma fisica. A Cap Martin tutti i giorni una vigorosa nuotata introduceva un nuovo giorno.
Così decise di prendere il suo indumento da nuoto, il suo carnet e il lungo tendaggio di lino bianco che utilizzava come pareo e spugna da mare, e di scendere verso la spiaggia, la plage che tanto sognava pochi giorni prima sotto il caldo umido del Punjab.
Fu dal cancelletto dell’Etoile che pensò ad una nuova soluzione per quella ringhiera, e cercando con la mano nel saccone di stoffa si accorse che dimenticò la matita.
Quella giornata aveva qualcosa di strano.
L’orizzonte. Il pensiero rimbalzava dalla matita all’orizzonte del Mediterraneo.
Già, il Mediterraneo.
Il fresco concentrato dei ciottoli sotto ai piedi lo allontanarono dal pensiero sull’universalità del Mediterraneo. Erano molto fredde quelle bianche e tonde pietre; al mattino qui è sempre così.
Il tuffo fu improvviso, come sempre. L’indecisione l’aveva combattuta, come sempre.
Le orecchie sotto il livello dell’acqua ricevono strane frequenze: sembra di entrare nel padiglione Philips.
Suoni.
Rumore.
Silenzio.
Nessuno saprà mai se fu la stanchezza, lo sbalzo di temperatura di quella sorgente di acqua freddissima che sgorga in qual tratto di mare.
O se semplicemente fu il destino.
Il destino che decise da tempo che in quel momento, quarant’anni fa, la sua anima dovette passare attraverso il sale del Mediterraneo per raggiungere l’orizzonte, per superarlo, per guardarci da oltre.

parole di mario clemente rossi | immagini francesca fabiano

L'autore
Mario Clemnte Rossi e nato a genova il 17 giugno 1969.
F ormato a genova con guido campodonico e francesco venezia, laureato in architettura a genova ha frequentato lo studio di scultura di lorenzo garaventa e lo studio di architettura renzo piano building workshop, collaboratore ai corsi di progettazione architettonica del prof. arch. guido campodonico dal 1994 e organizzatore del Seminario internazionale di Progettazione a Cervo consulente della Diocesi di Albenga Imperia dal 2001, architetto freelance dal 1996. Crede fortemente nella qualità del progetto di architettura contemporanea e per le sue realizzazioni si rimanda al sito dello studio che attualmente dirige.Inutile negare che Le corbusier è l'indiscusso suo grande maestro, ieri oggi ma sopratutto domani!

Studio Rossi
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